Cancro e Peperoncino

Numerosi studi hanno dimostrato l'attività anti-cancro del peperoncino.
In particolare Jun ha mostrato con un esperimento sui topi coma la sostanza base contenuta nel peperoncino abbia un'azione positiva sulle cellule del melanoma (Jun Hs e al. Capsaicin induced apoptosis of B16-F10 malanoma cells through down regulatin of Bcl-2 - Fodd Chem Toxicol 2007).
Analogamente Lee ha sperimentalmente mostrato l'azione dell'estratto di peperoncino sul cancro vescicale (Lee e al. Capsaicin-induced apoptosis and reduced release of reactive oxygen species in MBT-2 murine bladder tumor cells - Arch Pharm Res), e Zhang (Capsaicin inhibitits growth of adult T-cell leukemia cells - Leuuk Res ) ha dimostrato la stessa efficacia in caso di ATL (Adult T-cell Leucemia).
Questi sono solo alcuni dei numerosi studi che hanno dimostrato l'azione antiproliferativa o comunque positiva del peperoncino sui tumori e che contraddicono quanto da taluni affermato sull'azione negativa del peperoncino sulla prostata, peperoncino indicato come fattore di rischio per patologie prostatiche anche gravi tra cui i tumori.

La Lespedeza nell'insufficienza renale

La Lespedeza capitata è una pianta della famiglia delle Leguminose poco nota ma che può rivelarsi di notevole utilità.
L'azione elettiva di questa pianta si svolge a livello del rene in particolare svolgendo un'azione sull'equilibrio azotato, azione questa che oltre ad essere sperimentalmente provata è caratteristica della pianta.
La Lespedeza agisce quindi nell'insufficenza renale acuta e cronica, ma con una limitazione: la sua azione si esplica solo se non è presente una marcata compromissione del parenchima renale.
La Lespedeza trova quindi indicazione quando si desideri stimolare la diuresi e trattare l'iperazotemia quando questa sia di entità lieve o media quando cioè il parenchima renale sia ancora in grado di rispondere positivamente in quanto non compromesso.

L'attività fisica combatte l'osteoporosi


Compiere, per almeno un'ora al giorno, attività fisica come andare in bicicletta o camminare, riduce sensibilmente l'insorgenza di malattie cardiovascolari, metaboliche, neoplastiche e, in special modo, dell'osteoporosi. Questi dati emergono da uno studio presentato oggi dalla Federeazione Associazuibe Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI) a Firenze. Lo studio, il primo di questo genere in Italia, si poneva l'obiettivo di verifica se e soprattutto in che misura l'attività fisica svolta in giovane età si ripercuotesse sulla salute nell'età anziana. Per questo studio sono state intervistate 2200 persone nati tra il 1930 e il 1940 in 52 centri di Medicina interna su tutto il territorio nazionale; il 45% erano femmine, il 55% maschi e avevano un'età media di circa 72 anni. Il dato che più salta all'occhio è quello dell'osteoporosi: chi aveva svolto nei precedenti 20-30 anni un'attività fisica regolare, è stato in grado di ridurre del 50% le possibilità di essere colpiti da osteoporosi da anziani. L'incidenza passa infatti dal 26% dei sedentari al 13% di chi aveva fatto esercizio fisico.

Il Caffè, buono ed ottimo per la salute!


Recenti studi hanno dimostrato che una delle bevande più amate dagli italiani ha un elevato potere antiossidante grazie ad un alto contenuto di acidi clorogenici. A questa proprietà si aggiunge un' azione protettiva nei confronti dello sviluppo di patologie quali il diabete di tipo 2 e il morbo di Parkinson, oltre ad un rallentamento del naturale declino a livello cerebrale delle persone anziane. Tutto questo senza alcun effetto nocivo sulla salute del cuore. Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo anche se il modo e le quantità di assunzione variano molto da paese a paese, passando dai 12 Kg annui della Finlandia ai 2 Kg annui del Regno Unito. L'Italia con i suoi 6 Kg si posiziona a metà classifica. Nonostante questo un'indagine condotta a livello europeo ha dimostrato che oltre l'80% degli intervistati non era a conoscenza degli effetti positivi del caffè; la loro attenzione era esclusivamente focalizzata sugli effetti eccitanti della caffeina (fonte: GKF, gennaio 2007). Anche se i processi di lavorazione, la temperatura e la macinazione riducono la presenza di acidi clorogenici (composti ad azione altamente antiossidante) addirittura del 90%, si può affermare che in 100ml di caffè si ritrovano circa 250mg di queste sostanze, una quantità sicuramente molto rilevante.
"Consumato in dosi moderate e con costanza quotidiana, il caffè ha dimostrato di essere un aiuto importante nella prevenzione di patologie metaboliche e neurodegenerative. La sua presenza, quindi, all'interno della dieta di ogni giorno non solo influenza positivamente la sfera emtiva della persona ma può contribuire al benessere dell'organismo", afferma Andrea Poli, Direttore Scientifico di NFI (Nutrition Foundation of Italy). "Grazie soprattutto al contenuto naturale in acidi clorogenici, il caffè, anche decaffeinato, è tra le fonti dietetiche più abbondanti di antiossidanti. Il suo consumo permette di assumerne quantità significative, con favorevoli implicazioni sulla nostra salute".